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La Porta Palatina di Torino

A pochissimi minuti dal plesso dei Musei Reali e dal Palazzo Reale, si erge la Porta Palatina, punto di accesso in epoca romana a Iulia Augusta Taurinorumnome originario della città. Oggi è uno dei monumenti simbolo di Torino e rappresenta uno degli esempi di porta urbica meglio conservati del suo genere, con due torri poligonali ai lati e un corpo centrale con due ordini sovrapposti di finestre Per i romani è Porta Dorotea, vista la vicinanza con il fiume Dora, ma cambia nome in epoca longobarda quando la città diventa ducato sotto il dominio di Agilulfo, il cui palatium viene edificato a due passi dalla porta, attribuendole così il nome di Porta Palatina. Si trova nel cuore di Torino, in zona Quadrilatero, vicina anche ad un’altra icona urbana, Piazza Statuto, una delle ultime della storia risorgimentale della città sabauda. Nel corso dei secoli ha cambiato più volte nome e funzioni fino ad arrivare allo stato attuale: 2.000 anni di vita e quasi non sentirli.
 

Le funzioni della Porta Palatina

 La struttura della Porta viene definita a cavedio, tipica di fine età repubblicana, sebbene non resti praticamente nulla della forma originaria. Si trattava di un cortile quadrato delimitato da porte opposte: una verso l’interno città che consentiva l’accesso all’urbe e l’altra posta nella cinta muraria esterna che si affacciava sulla campagna, motivo per cui i torinesi definiscono il sito archeologico come Porte Palatine. La sua era una funzione vestibolare per finalità di controllo di cittadini, stranieri e mercanti, e probabilmente utile anche alla riscossione dei dazi. Per alcuni storici rappresentava anche una eventuale trappola per gli assedianti che fossero riusciti a forzare la prima porta d’accesso.

 Singolare la funzione religiosa attribuita alla Porta che, per merito di un medaglione rimosso durante i restauri dell’Ottocento, doveva allontanare il maligno e a mantenere la città sotto l’influsso positivo. In rilievo si notavano, tra l’altro, le lettere IHS a indicare il nome di Cristo in greco.

 

Evoluzione e restauri della Porta Palatina

 Nel 1563 Torino diventa sabauda e la città inizia ad ampliarsi lentamente a sud, verso l’attuale Piazza San Carlo e via Roma. L’originario castrum romano continua ad allargarsi poi con Vittorio Amedeo II che decide di smantellare l’ultima porta civica rimasta, ossia Porta Palatina, per far spazio a nuovi edifici in linea con l’idea di grandeur della dinastia. Grazie all’intervento dell’architetto militare Antonio Bertola, Vittorio Amedeo viene dissuaso dall’idea di abbattere la struttura sebbene i Savoia adibiscano successivamente il plesso a carcere cittadino con relativo alloggio dei custodi ai piani superiori. Stessa sorte tocca alle torri poligonali adibite a carcere militare e penitenziario femminile. Nel Settecento vengono realizzate anche le bocche di lancio, ossia le finestre che favoriscono la migliore aerazione delle prigioni che ospitavano criminali, prostitute e mendicanti.

 I primi lavori di restauro risalgono alla seconda metà dell’Ottocento, su progetto dell’architetto Carlo Promis e del giornalista Davide Bertolotti. Nel 1872 vengono eliminate le merlature a coda di rondine delle torri, le mura e parte delle costruzioni addossate alla struttura. Anche gli archi di passaggio per carri e persone vengono modificati. Con il laterizio si chiudono le bocche di lancio e il varco che originariamente ospitava il medaglione in stucco del 1500.

Gli altri restauri, secondo e terzo, sono ad opera dell’architetto portoghese Alfredo d’Andrade e dall’ingegnere torinese Cesare Berta che insieme provano a restituire un aspetto dignitoso, ma soprattutto originario alla struttura romana. Il restauro viene interrotto durante la Seconda Guerra Mondiale e i lavori riprendono negli anni Trenta con il regime fascista. Viene creato un piazzale prospiciente alla Porta dove sistemare due statue di rappresentanza di Cesare e Augusto per celebrare le origini latine della città. Entrambe sono la fedele riproduzione in bronzo degli originali in marmo ospitati al Museo della Civiltà Romana e una ai Musei Vaticani. Isola, Durbiano e Reinero sono gli ultimi architetti ad aver realizzati interventi sul sito, creando un giardino in cui spiccano i resti archeologici.

 

Punti di interesse attorno alla Porta Palatina

 Da Porta Palatina è possibile raggiungere altri siti storici di notevole rilevanza artistica e culturale. Una passeggiata ai Musei Reali è d’obbligo, soprattutto per via della vicinanza con la Porta stessa. Poco più a sud, in pochissimi minuti a piedi si raggiunge Piazza San Carlo, con la pregevole statua equestre di Emanuele Filiberto di Savoia, oppure si può virare verso via Montebello per ammirare l’imponenza della Mole Antonelliana, vera icona della città con i suoi 187 metri di altezza. In zona si trova il Museo Egizio, con i suoi 40.000 reperti archeologici della civiltà nilotica per un vero viaggio nella storia per ripercorrere la vita quotidiana, la tradizione e la religione degli abitanti delle piramidi.

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